Torre Baglioni è un complesso monumentale architettonico- archeologico
( XII sec.) situato nel quartiere più antico della città denominato Terravecchia, a pochi passi dal Castello Aragonese del (1400 d.c) e all’interno del perimetro delle Mura Caldoriane (1300 d.c).
La Torre Baglioni dominava punta pizzuta e l’antico scalo frentano, affacciandosi su quel tratto di costa in cui si trovava l’antico approdo italico.
La sua struttura quadrangolare si erge sopra la cinta muraria nei pressi della prima porta della Marina che dalla città conduceva allo “Scalo”, il porto di origine italico-romana presso la foce del torrente Peticcio, a nord del Castello Aragonese: dalla Porta si accedeva nella città medievale.
Costruita con il tipico materiale di costruzione locale formato da pietre arenarie e latterizio, è appartenuta inizialmente ai baroni Bernardi di origine lombarda.
La torre, per la sua configurazione definitiva ovvero un impianto quadrangolare sviluppato su tre livelli, è probabilmente l’esito dell’aggiornamento difensivo della città avviato a metà nel XV sec. da Alfonso d’Aragona, il quale si dedicò al rafforzamento di mura , porte e torri e alla costruzione del Castello Aragonese. Questo testimoniato anche dalla presenza di archibugiere e resti di bertesche.
Nel 1780, la Torre passò ai marchesi Salzano De Luna, napoletani di origine spagnola e successivamente, agli inizi dell’Ottocento, ai Conti Baglioni di Civitella Messer Raimondo, traferitisi a Chieti dopo l’unità d’Italia.
Nel XX sec. appartenne dapprima al sig. Grilli Alessandro, in seguito (1936) al sig. Valentinetti Antonio(detto “il Re delle Fillacciane”)e successivamente alle famiglie Gaetani e Granata.
Nel 2005 fu acquistata dalla famiglia Di Martino – della Loggia che ha provveduto ad un attento processo di recupero , restauro e valorizzazione.
Torre Baglioni , attualmente, custodisce un’esclusiva corte interna di 600 mq circa, aperta verso le mute vestigia dell’antico quartiere medievale.
E’ dotata di due ingressi, uno che la collega direttamente con il centro del quartiere storico attraverso Vico Bonelli, e l’altro che si affaccia su Viale D’Annunzio e che consente di accedere alla passeggiata verso il mare ed il Castello.
Torre Baglioni ed il fabbricato interconnesso (la parte retrostante del Palazzo de Bernardis) vengono acquistati, nell'anno 2005, dalle famiglie della Loggia e Di Martino che, con l'Arch. Giovanni Granata (il quale diventerà progettista e direttore dei lavori), iniziano la prima fase di studio e progettazione, con l'intento di riportare il luogo al suo antico splendore.
Ha così inizio il lungo ed impegnativo processo di “recupero, restauro e valorizzazione del complesso di grande valore storico e artistico”, sotto l'alto controllo (come previsto dal T.U. sui beni culturali) della Soprintendenza ai beni Monumentali e Paesaggistici, con l'Arch. Sergio Pietraforte e la Soprintendenza ai Beni Archeologici, con il Dott. Andrea Staffa, che può definirsi il più importante recupero di bene culturale avvenuto ad opera di privati, in Ortona e dintorni, dal dopoguerra ad oggi.
Questo testimoniato dalla presenza di resti di un ampio recinto che racchiudeva il pianoro. In effetti la corte recintata presente sembrerebbe essere una sistemazione già altomedievale. In questa fase l’area venne racchiusa da una sorta di cinta fortificata, conseguenza di una privatizzazione degli spazi urbani (una sorta di “feudalizzazione urbana” che produce una forma di incastellamento urbano con aree ed edifici che vengono circoscritti da strutture murarie). Inoltre, risulta interessante la presenza della fossa granaria o cisterna rinvenuta in un angolo del cortile che potrebbe riferirsi ad una fossa utilizzata per la conservazione di granaglie e altro provenienti dal porto;
Nella terza fase, avvenuta nel XIII secolo il complesso viene fortificato da parte della famiglia De Bernardis e viene realizzata la Torre, il muro dell’area fortificata viene spostato e vien ridotto lo spazio recintato: il complesso diventa dunque forse un palazzo/castello fortificato munito di torre.
Nel XXI sec siamo alla quarta fase, quella che seguendo i più stretti canoni del restauro moderno, quanto a reversibilità, compatibilità e distinguibilità, consente di porre all’ attenzione del pubblico un “complesso monumentale architettonico ed archeologico” (definizione della Soprintendenza) che può dare la stura al recupero degli immobili circostanti, per fare tornare il quartiere medievale di Ortona, denominato “Terravecchia”, all'antico splendore.